RadioMarelli Fido a “specchi rosa”

RadioMarelli FidoRiassetto di un apparecchio RadioMarelli Fido. Le operazioni di ripristino sono state ridotte al minimo indispensabile, con l’obiettivo di preservarne l’originalità anche a scapito del perfetto funzionamento.


Durante lo svolgimento del corso da radiomontatore quando prestavo servizio militare, partecipai ad un bando di concorso per l’assunzione di tre elettricisti di turno presso l’allora Azienda Elettrica Milanese (A.E.M.). Dopo ripetute prove, alla fine venni assunto (1986) e destinato alla notissima ma oramai (purtroppo) scomparsa officina del gas di Bovisa dove cominciò la storia di questa radio.

Ero poco più che ventenne quando correva l’estate 1987, mi ero oramai inserito da alcuni mesi nel reparto elettrico e cominciavo a prendere confidenza con i colleghi di lavoro.

Parlando con il più anziano di tutti, (aimè scomparso appena dopo qualche mese di pensione) questi venne a conoscenza della mia innata passione per la radiotecnica e quindi mi promise che mi avrebbe donato, appena gli fosse capitata fra le mani, una vecchia radio conservata da molti anni nella soffitta di casa.

Infatti ricordo che dopo qualche tempo il Pescia Umberto (che fra l’altro nel tempo mi ha anche voluto un bene dell’anima) mantenendo la parola, mi donò con piacere questo Fido (Vedi fig.1 e fig. 2) appartenuto proprio alla sua mamma, raccomandandomi di verificare se la tensione di alimentazione a 220 v fosse corretta per il funzionamento dell’apparecchio.

RadioMarelli Fido (frontale)
fig.1 L’apparecchio radio visto frontalmente
RadioMarelli Fido (retro)
fig.2 La vista posteriore con il pannello in cartone

Provai con il variac la radio, ne constatai il funzionamento a 220v e lo riposi nel mio piccolo laboratorio sito ai tempi nel sottoscala della casa di mio padre.

In tanti anni mi ha sempre seguito nei vari traslochi mostrando il suo bell’aspetto sopra al comò della mia camera da letto dove risiede tutt’ora.

Di recente ho provveduto ad un suo riassetto sia per quanto riguarda il funzionamento che per quanto riguarda il ripristino dell’originalità perché’ come si sa il modello in questione (mod. RD 76) era previsto per il funzionamento a 125 volt.

Un po’ di storia

L’albero genealogico del Fido Marelli è piuttosto articolato nel suo insieme in quanto la nota casa milanese ne ha prodotto una considerevole quantità di modelli.

Il capostipite della famiglia fido venne chiamato RD 76 e nacque nell’anno 1938 con un impegno non indifferente della RadioMarelli per realizzare un apparecchio dalle dimensioni ma soprattutto dai costi contenuti.

Il prezzo era fissato in sole 647 lire mentre gli accorgimenti principali adottati nella costruzione furono la eliminazione del costoso trasformatore di rete, del condensatore variabile e l’impiego della bakelite per la realizzazione del mobile esterno.

Queste innovazioni portarono a dei vantaggi non indifferenti, per esempio riducendo gli ingombri e costruendo la radio senza trasformatore si era riusciti a ridurne il peso a soli due chilogrammi rendendo così l’apparecchio facilmente trasportabile. A tal proposito per il trasporto e quindi l’utilizzo della radio anche in un posto diverso dalle mura domestiche, la Marelli aveva realizzato una apposita borsa da viaggio, dotata persino di maniglia, che veniva fornita su richiesta al prezzo di lire 30 e rendeva quindi veramente il fido “un compagno inseparabile” così proprio come diceva la pubblicità dell’epoca. (Vedi fig.3)

Pubblicità RadioMarelli Fido
fig.3 Uno stralcio con la pubblicità dell’epoca

Con la produzione del fido, la Marelli iniziò per la prima volta ad usare la bakelite per la realizzazione della cassa esterna, una resina dal colore marrone che in quegli anni ebbe un notevole successo.

Questa resina inventata dal Dott. Baekelend nel 1907 nasceva dalla reazione tra due materiali, il fenolo e la formaldeide combinati con un catalizzatore in caldaie ad alta pressione e temperatura.

Il primo si ricava dalla distillazione del catrame di carbone fossile il secondo invece è ricavato dall’alcol metilico.

La resina veniva così inserita negli stampi per la realizzazione in serie del prodotto che oltre a risultare dall’aspetto gradevole era anche fortemente isolante, resistente al calore, dal costo contenuto, ma soprattutto usciva dalle forme già rifinito.

L’eliminazione del trasformatore di rete fu possibile grazie all’alimentazione in serie dei filamenti delle valvole (la prima serie dei fido era dotata di valvole tipo “Balilla”) e questo accorgimento permise di allacciare il fido direttamente a quello che era la tensione di rete allora più diffusa nelle case degli Italiani, il 125V.

Bisogna comunque dire che l’apparecchio funzionava bene anche con il 110v (la casa consigliava di usare per questa tensione la valvola 25 X5 GT invece della 35 Z4 GT) e per tensioni che eccedevano i 125 volt era previsto l’inserimento di un apposito riduttore resistivo per una tensione di rete sino a 180 volt mentre con un secondo modello si arrivava anche fino a 225 volt.

Per questa tensione, in alternativa al riduttore, era disponibile anche un apposito trasformatore che veniva consigliato sia per limitare il consumo di energia dissipata dalla resistenza del riduttore che per separare galvanicamente l’apparecchio dalla rete.

Altra innovazione presente nel fido fu la sintonia a permeabilità variabile (Vedi fig.4 e fig.5) che permise quindi di eliminare l’ingombrante condensatore variabile.

RadioMarelli Fido, la sintonia
fig.4 e 5 La sintonia a “permeabilità variabile” del fido

Successivamente oltre al modello RD 76 con il mobile in bakelite, la Marelli mise in produzione anche altri modelli di fido tra i quali quello in mio possesso la cui particolare lavorazione della parte esterna veniva affidata a ditte specializzate.

Questo fido, comunemente detto “Fido a specchi” è stato realizzato impiegando lastre a specchio di colorazione rosa, molate a 45° nei lati e fissate con un adesivo speciale ad una cassa in legno rivestita con della carta nera.

Riassetto dell’apparecchio

Per preservare l’originalità dell’apparecchio ho voluto ridurre al minimo indispensabile le operazioni di ripristino anche a scapito del perfetto funzionamento dello stesso.

Ciò che per prima cosa è stato fatto è quindi l’operazione di togliere il telaio dal mobile (Vedi fig.6, fig.7 e fig.8) per effettuare una semplice pulizia e lubrificazione delle parti bloccate dal tempo (potenziometro e sistema di sintonia) unita alla riverniciatura a gomma lacca della base in legno “ebanizzato” in quanto il nero in alcuni punti presentava delle vistose mancanze di vernice dovute probabilmente all’umidità che rovinava l’estetica della radio. Un amico mi ha informato che probabilmente la base in legno ebanizzato forse non è originale perché’ quella di “ordinanza” dovrebbe essere in vetro nero. Non so se l’informazione sia corretta, ma nel dubbio abbiamo visionato la parte sottostante senza ravvisare altri fori o dei fori più vecchi nel legno e quindi con tutta probabilità la radio è nata così.

RadioMarelli Fido, vista posteriore
fig.6 Vista posteriore con il pannello di cartone rimosso
RadioMarelli Fido, senza mobile
fig.7 Vista frontale della radio dopo averla estratta dal mobile
RadioMarelli Fido, componenti
fig.8 La vista lato componenti del fido

E’ stata poi rimossa una resistenza non originale di caduta (Vedi fig.9) sulla parte alimentatrice che permetteva il funzionamento a 220 volt dell’apparecchio e in questo modo ho riportato il fido a funzionare con la sua tensione originale di 125volt. Questa resistenza ceramizzata era stata montata da qualche radiotecnico con un bullone centrale sopra al telaio nella zona della valvola rettificatrice.

RadioMarelli Fido, componenti
fig.9 La grossa resistenza di caduta ceramizzata (è quella di colore verde posta verticalmente) che è stata aggiunta da qualche radiotecnico

Ho dovuto inoltre aprire un trasformatore di media frequenza (Vedi fig.10) per risaldare il filo interno di uscita collegato alla placca della valvola 12K7 in quanto si era staccato a causa di una saldatura “fredda”.

RadioMarelli Fido, trasformatore
fig.10 Il trasformatore di media frequenza dopo avere rimosso il coperchio di schermatura. Come si nota il filo di uscita che faceva capo ad un terminale è dissaldato.

L’operazione si è dimostrata un po’ difficoltosa perché’ lavorare negli spazi ristretti di queste radio con un saldatore da 300W e, dissaldare lo schermo, non risulta sicuramente cosa facile ma alla fine tutto ha avuto l’esito sperato.

Al collaudo finale la radio gracchia in modo sensibile perché’ vi sono alcuni condensatori da sostituire, ma lasciandoli al loro posto ho conservato l’originalità del mio “compagno inseparabile” che è così ritornato, come mamma Marelli lo ha fatto, al suo posto in camera da letto sopra al comò.

In fig.11 si trova lo schema elettrico del fido mod. RD 76.

Schema elettrico del RadioMarelli Fido
fig.11 lo schema elettrico del RadioMarelli Fido

L’articolo è stato pubblicata sulla rivista dell’AIRE n°5/2011, per ingrandire le pagine clicca sopra l’immagine.