Sono stato coinvolto, quasi per caso, nell’avventura editoriale del libro di Serafino Corno, “Enrico Aletti e la storia inedita del primo organo elettronico italiano”, quando mi ha chiamato per esprimere un parere professionale sulle proposte delle case editrici a cui si era rivolto per la pubblicazione. Mi sono reso conto subito che il corposo “manoscritto”, mostratomi con molta umiltà sul tavolo di casa in un pomeriggio di inizio estate, era qualcosa di più di un quaderno di ricordi personali, un album di famiglia o un semplice capriccio messo insieme per hobby nel tempo libero. Era invece un libro vero, corposo, interessante, ricco e… inaspettato! Con immagini storiche di brevetti e personaggi, tavole tecniche, note originali dei protagonisti della storia raccontata, fotografie di oggetti restaurati e salvati dall’abbandono e dalla polvere.
Quell’opera già finita e pronta per essere editata mi ha profondamente colpito e sorpreso, per la capacità di Serafino di aver affrontato e risolto, con intelligenza e caparbietà, i mille problemi pratici inevitabilmente presentati da un progetto di questa portata, per la stesura del testo, per le ricerche storiche, per una prima impaginazione scolastica, ma efficace e leggibile, ottenuta dopo aver imparato appositamente ad usare computer e software.
Una veloce lettura degli argomenti trattati nei capitoli e qualche rapido sguardo a fotografie e didascalie sono state sufficienti per intuire la profondità della ricerca e la validità storica dell’operazione. Tutto nel libro mi è sembrato avere un senso compiuto, ben scandito nelle argomentazioni, ricco di fatti personali e aziendali, supportati da un lavoro di ricerca di primissimo ordine.
Ho intuito che la mia esperienza sarebbe stata utile al progetto, per impaginare meglio quelle centinaia di immagini rendendole parte integrante del racconto e per supportare Serafino fino alla stampa finale del libro. Quell’opera, ancora grezza, si sarebbe proprio meritata una confezione all’altezza del contenuto, ma non volevo imporre la mia presenza e il mio punto di vista. Per quanto ci si conosca da molti anni attraverso un legame di parentela acquisita, i nostri incontri e scambi di opinioni si sono limitati a qualche sporadico e occasionale incontro di famiglia.
La mia conoscenza superficiale di Serafino, fino a quell’istante, era nutrita di immagini e notizie sparse, non legate da un filo logico coerente, ciò che spiega la mia sorpresa di fronte al suo manoscritto. Ho chiara nella mia memoria la sua casa piena zeppa in ogni angolo di antiche e bellissime radio, di oggetti tecnici (per me) strani e incomprensibili, di antichi legni lucidati, di ottoni, metalli, canne d’organo, di laboratori e cantine dal meraviglioso sapore di cose fatte con le mani, di oggetti con un’anima e una vita da raccontare.
Di lui so inoltre che lavora come tecnico in una grande azienda di energia elettrica e gas, ho incontrato diverse volte la moglie e la figlia, di suo padre e dei suoi fratelli so che si occupano da sempre di organaria perché di tanto in tanto mi arrivano all’orecchio racconti di interventi di restauro e di ricostruzione di meticolosa fattura e di altissimo artigianato. I suoi cugini, con i quali ho un rapporto molto più stretto, sono a loro volta titolari di una bottega artigiana: Il Restauro, nel cui ambito li ho visti lavorare molte volte con cura e passione su antichi e splendidi mobili. Insomma, so che tutta quanta la famiglia Corno si occupa da sempre di ridare vita agli oggetti del passato con passione e grande sapienza artigianale.
Ma la lettura di questo libro mi ha improvvisamente fornito una mappa utile alla ricostruzione della storia di Serafino e di tutta la sua famiglia, accendendo di colpo una luce sopra un pezzo di imprenditorialità brianzola, con le sue passioni, con la capacità di sperimentare e ricercare, con la caparbietà che ha fatto di questa terra un esempio per l’Italia intera. Mentre impaginavo il libro, cercando un ordine compositivo efficace per le immagini e le fotografie, di tanto in tanto mi perdevo per qualche minuto nella lettura di qualche passo del libro, incuriosito e affascinato dalla mescolanza nel racconto di ricordi personali con avvenimenti sociali, di esposizione di brevetti tecnici con il lavoro della Brianza.
Sono felice di aver conosciuto meglio Serafino e il suo ricchissimo mondo di passioni, lavorando a stretto contatto con lui; sono fiero di aver contribuito con il mio lavoro di impaginazione a dare coerenza visiva e formale al libro, così che il lettore possa seguire il filo del racconto perdendosi nella lettura così come mi sono perso io.