La ditta Scotti di Crema produce sin dal 1880 canne labiali di qualsiasi forma e tipo per organi a canne. L’attuale titolare, Luca Scotti, (Vedi Fig.1) rappresenta la quarta generazione della ditta che è attiva sul territorio nazionale e sul mercato estero da oltre 135 anni.
Gli organi a canne, come è risaputo, sono formati dalla macchina musicale e dalle canne. La macchina musicale è quell’insieme di componenti che nulla hanno a che vedere con il suono, poiché sono complementi alla formazione di quest’ultimo, mentre le canne sonore, costituite da tubi di varia foggia e misura, sono quella parte dell’organo dove si forma la vibrazione acustica che produce, per mezzo del nostro orecchio, la sensazione uditiva: il suono.
Luca Scotti è un mio caro amico che conosco sin dall’infanzia; ricordo ancora, quando da bambino, mio padre Alessandro mi portava con sé a Crema dall’allora titolare Giuseppe Scotti (padre di Luca); era sempre una grande allegria e motivo di incontrarsi per scambiarsi le ultime novità (Vedi Fig.2).
Mio padre è un organaro che ha imparato quest’arte lavorando presso la prestigiosa “Fabbrica d’organi Fratelli Aletti di Monza”, fondata nel 1849 da Carlo Aletti. Nell’anno 1947 purtroppo la ditta Aletti chiude i battenti ma mio padre, ritirando una parte delle attrezzature e dei macchinari, prosegue in proprio l’attività fondando la “Fabbrica d’organi Alessandro Corno” che è tutt’ora attiva nel campo organario (Vedi Fig.3).
I viaggi di mio padre a Crema dal Giuseppe Scotti venivano ovviamente effettuati per ritirare le canne appena fabbricate, da collocare in questo o in quell’organo in fase di costruzione o di restauro. Quando penso a quei periodi mi pare ancora di vederli quando nelle discussioni sui diversi problemi se le raccontavano allegramente da vecchi amici; era veramente un divertimento per me che ero piccolo sentirli parlare: mio padre Alessandro in brianzolo e invece il Giuseppe in uno “pseudo bergamasco”! Era veramente divertente; mi sono sempre chiesto come facessero a capirsi visto che parlavano, in un certo, senso due lingue simili: il dialetto, mentre le due lingue divergevano completamente per la diversa cadenza e la pronuncia. La mia prima conoscenza con il figlio di Giuseppe: Luca Scotti, si è proprio verificata in questo modo come pure quella di mio padre; solo che noi, da bambini quali eravamo, invece di raccontarcele, giocavamo nel cortile della casa paterna; dove c’era la vecchia sede delle ditta Scotti. Il laboratorio dove il padre Giuseppe esercitava la sua arte era infatti stato ricavato in un ampio spazio sotto l’abitazione dove lo stesso Luca Scotti si recava giornalmente con il padre, per imparare gradualmente la tecnica e perizia per costruire le canne: l’arte del cannifonista. La scomparsa prematura del padre Giuseppe scosse molto i familiari e il figlio Luca mettendolo di fronte alla dura realtà della vita e anche agli infiniti problemi di dover mandare avanti da solo la ditta che il padre aveva caparbiamente saputo mantenere attiva negli anni, raggiungendo anche importanti risultati internazionali. Rispetto a questo funesto avvenimento, ricordo ancora che, quando mio padre apprese la dolorosa notizia della morte del suo caro amico Giuseppe, ne rimase rattristato e molto provato. La gioventù purtroppo passa e con essa anche gli anni; ognuno ha i suoi piccoli-grandi problemi esistenziali per cui ci siamo persi di vista. Erano però da molti anni che desideravo rivedere l’amico d’infanzia e visitare anche la nuova sede di Via Everest, sempre a Crema, dove ha trasferito l’attività dal 1999. L’occasione di rivederci è capitata recentemente; da qualche tempo erano infatti intervenuti i primi contatti per mezzo della posta elettronica; successivamente, dopo qualche telefonata, ci siamo accordati per incontrarci il giorno 18 giugno 2016, presso la già citata sede di via Everest. Al nostro arrivo l’accoglienza presso la nuova sede è stata cordiale, calorosa ed ineccepibile. Ad aspettarci c’erano oltre al dinamico Luca anche la moglie Carmen Sali la sorella Gabriella Sali che, con una squisita cordialità hanno fatto gli “onori di capannone”, offrendo agli “arrivati dalla Brianza” un ottimo caffè. Al gruppo brianzolo, composto dai miei familiari e dal sottoscritto, si erano uniti anche il carissimo Prof. Guido Marchetti laureato in scienze politiche nonché docente di Discipline Giuridiche ed Economiche presso gli Istituti Statali e la Sig.ra Giusi Spezzaferri Assessore alla cultura della città di Merate (LC) (Vedi Fig. 4 – 5).
Per l’avvenimento Luca ha organizzato, oltre alla preparazione della fusione, anche la dimostrazione di come si forma una lastra, di come la si tornisce ecc. ecc. sino ad arrivare alla costruzione finita di una canna d’organo; insomma, il Luca Scotti con le sue maestranze ha mostrato a quanti erano presenti l’intero processo produttivo delle canne d’organo (Vedi dalla Fig.6 alla Fig.25).
I presenti sono rimasti molto sorpresi delle numerose operazioni, tutte di natura manuale, che, con fatica e sapienza artigiana, devono essere effettuate per arrivare al risultato finale.
Ultimata la visita guidata tecnico-dimostrativa, la direzione ha offerto un sontuoso rinfresco che è stato molto apprezzato dai presenti. Nel tardo pomeriggio abbiamo lasciato la sede produttiva della Scotti (Vedi Fig. 26) per recarci a visitare il museo di organaria inaugurato lo scorso anno.
Il direttore Sig. Sebastiano Guerini anch’egli presente all’appuntamento da Scotti, molto gentilmente ci ha accompagnati in città, aprendo appositamente la sede per la nostra visita! (Vedi Fig. 27).
Dopo l’apertura della porta di accesso ai locali del museo, tutti i presenti hanno potuto ammirare una enorme canna di metallo da 32 piedi, realizzata ovviamente dalla ditta Scotti per ricordare la celebrazione dell’apertura del museo, avvenuta il 9-5-2015 anno in cui la omonima ditta Scotti ha celebrato il 135° anno di attività nel settore cannifonistico (Vedi Fig. 28 – 29).
Il direttore, accompagnandoci personalmente presso ogni pezzo esposto, ha spiegato con chiarezza e competenza quali fossero le funzioni, completando le spiegazioni con la storia di come è stato costituito il recente museo (Vedi Fig.30).
Fra i vari pezzi storici esposti, mi preme segnalare, la presenza di una particolare modernità molto interessante, realizzata appositamente per spiegare agli alunni delle scuole il funzionamento dell’organo a canne. Si tratta di un “organo interattivo” a funzionamento elettronico, dotato di due tastiere, pedaliera e registri; ovviamente non ha canne ma è costituito da un grande monitor e da un programma particolare (in pratica è un PC) che, ad ogni pressione di un comando della consolle, attiva un risponditore automatico che spiega il funzionamento dell’organo a canne nei minimi dettagli (Vedi Fig. 31)
Ultimato anche questo appuntamento, siamo ritornati nel nostro “terreno di Brianza”, portando a casa un’esperienza unica che difficilmente potremo dimenticare e che auspico possiate un giorno provare anche voi lettori.