Breve video della conferenza di Serafino Corno sull’organo a canne della chiesa parrocchiale di S. Ambrogio in Merate, con cenni sulla storia dell’organo e presentazione del primo organo elettronico italiano brevettato da Enrico Aletti nel 1939.
Argomenti del video con punto d’inizio
00:00 – Introduzione musicale del Maestro Walter Mauri sull’organo di Merate
00:49 – Descrizione della tecnica costruttiva dell’organo di Merate
02:50 – Panoramica sull’organo e sugli strumenti elettronici creati da Enrico Aletti
03:07 Funzionamento del prototipo del primo organo elettronico di Enrico Aletti
04:50 – Spiegazione tecnica sul funzionamento dell’organo elettronico di Enrico Aletti
06:42 – L’elettrodiapason di Enrico Aletti per la formazione delle note
08:48 – Il generatore elettronico di note musicali di Enrico Aletti
10:41 – La sirena di Seebeck con motore meccanico
(riprese Greta Corno)
L’organo a canne che troviamo quasi esclusivamente nelle chiese (vedi fig. 1 e 2) e la tecnologia organaria in genere, sono materie poco note se non addirittura completamente sconosciute al grande pubblico.
Nei numerosi contatti che ho avuto in questi ultimi anni con molte persone ho notato questa non conoscenza, non solo della plurimillenaria storia di questo strumento, ma anche dei fenomeni più semplici che intervengono nella formazione del suono di quello che, da tutti, viene chiamato “il re degli strumenti”.
Con l’intento di far conoscere a persone anche non prettamente del campo organario questa misteriosa materia, avevo già avuto lo scorso anno, i primi contatti con l’Assessore alla Cultura del Comune di Merate Sig.ra Giusi Spezzaferri. (vedi fig. 3)
L’assessore era infatti venuto a conoscenza da un suo concittadino: il Professor Guido Marchetti (vedi fig. 4) che un tecnico, residente nel territorio di Brianza, aveva recentemente scritto e pubblicato un singolare libro sulla storia inedita della fabbrica d’organi “Fratelli Aletti di Monza” che aveva brevettato nel 1939 il primo organo elettronico italiano, funzionante con lampade a gas inerte.
Il successivo articolo, comparso sul “Corriere della Sera” scritto a firma del giornalista Riccardo Rosa che scrive articoli sulle novità culturali presenti nel nostro territorio, mi ha un po’ “aperto la strada” all’appuntamento fissato con la Sig.ra Spezzaferri che, incuriosita della mia storia, mi ha ventilato varie proposte fra le quali quella di effettuare una conferenza sull’organo presente nella chiesa parrocchiale di S. Ambrogio di Merate.
Lo strumento infatti era stato ricostruito, completamente ex-novo, dalla mia famiglia circa un decennio fa, con innovative soluzioni tecnologiche che ben poche persone conoscevano.
Da qui, l’idea di effettuare un incontro divulgativo che spiegasse alla cittadinanza interessata all’argomento, non solo la storia e le particolarità costruttive dell’organo della loro parrocchia, ma anche un po’ la storia, poco nota, di come sia nato questo prestigioso strumento musicale.
Per effettuare questo incontro l’assessore ha subito pensato e proposto di utilizzare una struttura associativa culturale già presente da anni nel comune di Merate che, per il proprio nome, ha preso spunto dal nome stesso del comune; infatti l’associazione si chiama Merateneo.
Quest’anno: il 2016 è, per Merateneo, il V° anno accademico e agli iscritti di questa sessione offre un’attività formativa di tutto rispetto che vede importanti programmi come laboratori, spettacoli e visite culturali. Fra queste è stato inserito anche l’appuntamento del 2 dicembre per la conferenza-lezione sull’organo della chiesa di S. Ambrogio, completandola con la mostra espositiva degli apparecchi elettronici musicali realizzati da Enrico Aletti negli anni ‘40 del secolo scorso. (vedi fig. 5)
Il mio intervento chiuderà la sessione formativa di Merateneo per l’anno 2016. I primi contatti con Merateneo sono stati avviati verso la fine del mese di Agosto con la Dott.ssa Manuela Beretta, abile organizzatrice e motore trainante del programma storico-culturale dell’associazione. (vedi fig. 6)
In un primo momento si era pensato con la Dott.ssa Beretta di trattare la parte storico-tecnologica sull’organo nell’auditorium comunale che è stato attrezzato con appositi impianti e viene già da tempo utilizzato per gli incontri di Merateneo.
Una volta ultimata la parte “teorica” tutti i partecipanti si sarebbero recati nel luogo di culto (la Chiesa Parrocchiale) per ascoltare come si ottengono i vari effetti sonori dell’organo; per lo svolgimento di quest’ultimo intervento sarebbe stato invitato un maestro organista diplomato.
I vari aspetti problematici analizzati, di tipo sostanzialmente logistico, hanno però sconsigliato di effettuare un incontro con questo tipo di programma.
Si è così pensato, per non disperdere il pubblico e anche per ragioni di comodità, di svolgere tutta la conferenza nella vicina chiesa parrocchiale visto che anche questo luogo era completamente attrezzato con pc, schermo e proiettore fotografico che veniva già utilizzato per proiettare le parole dei canti ai fedeli; il tutto sempre che il Parroco Don Luigi Peraboni avesse dato l’autorizzazione per un tale incontro.
La Dott.ssa Beretta si è presa l’impegno di parlare con il Parroco che, senza esitazione, ha molto gentilmente dato il suo consenso ad effettuare quanto richiesto. In un secondo momento, valutata la disponibilità del Parroco e la particolarità dell’argomento, si è deciso, congiuntamente, di estendere la partecipazione alla conferenza, non solo agli iscritti di Merateneo, ma anche a tutta la cittadinanza Meratese.
Da parte mia avevo dato la disponibilità a contattare un mio carissimo amico organista, per effettuare la dimostrazione pratico-acustica, presente nel programma, utilizzando l’organo della Parrocchiale e così ascoltare dal vivo come vengono ottenuti i vari effetti sonori dell’organo.
Ho quindi provveduto a incontrarmi con l’organista maestro Walter Mauri, (vedi fig. 7) che conosco da una vita, perché la mia famiglia ha costruito per lui, nel 1997, un piccolo organo da studio a due tastiere che il maestro usa normalmente per l’esercizio musicale (vedi fig. 8).
Per quanti non conoscessero il Maestro Mauri rendo noto che si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano con i maestri A. Mozzati e V. Balzani, e in organo e composizione organistica con il maestro L. Molfino presso l’Istituto Musicale “G. Donizetti” di Bergamo.
Ha frequentato i corsi dell’International Summer Accademy di Haarlem (Olanda) con Ton Koopman e ha seguito corsi di interpretazione pianistica e organistica con E. Kooiman, M. Radulescu (Academie Bach), N. Petry ed altri.
Svolge attività concertistica come solista, direttore e collaboratore in formazioni cameristiche in Italia e all’estero e ha registrato vari CD con musiche di Bach, Brahms, Schumann, Liszt ecc. E’ direttore della corale di Sirtori (Lc) e del coro Santa Felicita di Casatenovo (Lc). E’ inoltre organista nella Chiesa di S. Pietro Martire presso la parrocchia del Duomo di Monza e docente di Teoria, Analisi e Composizione presso il Liceo Musicale di Lecco.
L’incontro è avvenuto nella chiesa di S. Pietro Martire presso la Parrocchia del Duomo di Monza dove sapevo che il maestro svolgeva il servizio religioso, accompagnando i canti all’organo. Dopo un breve saluto ho spiegato a Walter cosa dovevo compiere; lui, intelligentemente, avendo capito ciò che avevo bisogno, senza che io gli formulassi nessuna richiesta, si è prontamente reso disponibile per ogni mia necessità.
Con la disponibilità dell’amico Walter, l’organizzazione della conferenza era stata praticamente completata; ma mi mancava ancora un ultimo nodo da sciogliere e cioè di prendere accordi con il sacrestano per quanto concerneva lo scarico dei materiali necessari ad esporre correttamente una parte della documentazione storico-cartacea con le apparecchiature storico-tecnologiche della ditta Aletti.
La persona di riferimento per questi ultimi adempimenti era già conosciuta da anni ed è bastata una semplice telefonata per accordarci sulle tempistiche di carico-scarico, nonché per stabilire il tempo necessario ad allestire il materiale da esporre.
Anche in questo caso Franco Crippa (vedi fig. 9), noto sacrista della chiesa di Merate, si è rivelato una preziosa risorsa nonché una persona all’altezza della situazione, dimostrando una grande disponibilità nel favorire ogni nostro bisogno e anche nel dare assistenza alle operazioni di allestimento-smontaggio della mostra.
Tutto era quindi pronto e perfettamente organizzato; ora bisognava solamente attendere il “giorno fatidico” e svolgere in modo corretto la conferenza.
Per fare ciò sono stato seguito dall’art director Walter Ferrario (vedi fig. 10) che mi ha preparato in modo completo, con una pazienza e con una professionalità non comuni, le slide in formato Power Point da proiettare al pubblico.
La presentazione in Power Point era di fondamentale importanza per spiegare, con l’aiuto delle immagini, le particolarità costruttive dell’organo di Merate e, più in generale, la storia e la tecnologia dell’organo a canne.
Il tempo passa e con pazienza ho atteso la data del 2 dicembre 2016: giorno fissato per la conferenza. Devo ammettere che non mi aspettavo proprio così tanti partecipanti; (vedi fig. 11) prima di iniziare l’incontro ero piuttosto emozionato; emozione che si è tramutata, verso la fine della conferenza, in una forma oramai non più preoccupante, anche perché, il materiale esposto, aveva suscitato l’effettivo interesse di molti presenti (vedi fig. 12 e 13).
Il programma si è svolto in quattro punti fondamentali prevedendo la trattazione dei seguenti argomenti:
- L’organo di Merate
- La storia e le origini dell’organo
- Cenni di tecnologia organaria
- Il libro sul primo organo elettronico italiano e sulla storia della prestigiosa ditta Aletti.
Per quanti non sono potuti essere presenti alla conferenza e intendono conoscere gli argomenti trattati, fornisco una breve descrizione dei punti previsti dal mio intervento.
L’organo di Merate
Nel primo punto ho spiegato brevemente la storia del precedente organo storico della Chiesa Parrocchiale e di come gli interventi devastanti, praticati oltre un secolo fa, avevano reso l’organo non più restaurabile nelle condizioni originali.
La soprintendenza per la tutela degli organi storici della Lombardia, nella persona del Dott. Ambrogio Cesana, resasi conto dell’impossibilità di recuperare l’organo della Parrocchia di Merate, aveva dato autorizzazione all’espianto del vecchio organo e alla costruzione di un nuovo organo con il riutilizzo delle canne dell’antico strumento che Serassi aveva collocato nel 1824; la soprintendenza pose anche il vincolo di conservare l’antica cassa.
Contrariamente a quanto si può presumere (visto che l’antica cassa è ancora presente nella cantoria) l’organo della chiesa Parrocchiale di S. Ambrogio è un organo completamente nuovo, progettato e costruito dalla mia famiglia dopo tre anni di lavori (2003-2006) durante i quali abbiamo egregiamente sopportato uno sforzo e un impegno non indifferente (vedi fig. 14).
Per la realizzazione di questo progetto, che ha evidenziato un maggior costo d’impianto e ovvie difficoltà costruttive causate dalle tolleranze centesimali, è stato impiegato un numero veramente imponente di cuscinetti a sfere: più di 1000!.
Il sistema adottato ha però ripagato ampiamente gli sforzi compiuti poiché, ha conferito al tocco, una prontezza, una scorrevolezza, una precisione e soprattutto una silenziosità senza pari.
Per la realizzazione delle parti meccaniche di rimando vengono da tempo impiegati materiali ultraleggeri come l’alluminio o il duralluminio. Nell’organo di Merate la ditta Corno ha voluto invece impiegare un materiale di tipo aeronautico come l’ergal, chiamato alluminio 7075 (attualmente è il migliore materiale fra tutte le leghe di alluminio) che si contraddistingue per le sue ottime resistenze meccaniche, con particolare riferimento a quella contro lo snervamento.
Volevo qui aprire una breve parentesi poiché questa particolare e unica caratteristica è stata, ed è rilevata tutt’ora, da organisti di fama internazionale che si susseguono nei consueti concerti solitamente programmati durante la festa patronale.
Ricordo ancora le parole di un famosissimo organista americano Stephen Tharp che, entusiasta della risposta di questo strumento, il 28 maggio 2011 a concerto ultimato, scese dall’organo per dire di fronte ai presenti che sebbene avesse suonato centinaia di organi in tutto il mondo è rimasto sbalordito dall’organo di Merate poiché solamente a Merate ha suonato un organo dalla meccanica così unica, perfetta e particolare.
L’organista quindi percepì, sotto le sue agili dita, uno strumento dalla meccanica unica e tutto ciò senza conoscerne le motivazioni che gli vennero fornite, da mio fratello Donato, solamente a fine concerto.
La stessa cosa capitò anche quando altri organisti misero le mani su quest’organo come accadde nel concerto del 1 ottobre 2011 con Elisabeth Sperer e Winfried Engelhardt, organisti tedeschi e ancora il 6 dicembre 2013 con Juan Paradell Solè, musicista di nazionalità spagnola, molto conosciuto per essere l’organista titolare della Cappella Sistina.
Quanto sto scrivendo è solamente un piccolo esempio delle qualità fonico-meccaniche dell’organo della Parrocchia di S. Ambrogio, perché un po’ tutti gli organisti che hanno avuto la fortuna di suonare questo meraviglioso organo hanno avuto la stessa sensazione. Chiudo la breve e necessaria parentesi che ho anticipato e inizio la trattazione dei punti previsti nella conferenza.
La storia e le origini dell’organo
Una volta descritte solo due particolarità costruttive dell’organo della parrocchia di S. Ambrogio, sono passato a trattare il secondo punto: la storia e le origini dell’organo in generale.
L’organo trae le sue origini dall’aulos: semplice canna vuota che si adottò per trarne il suono, soffiandovi dentro. In seguito venne l’idea di unire molte di queste canne e si ottenne la così chiamata fistula (chiamata anche siringa).
In seguito si pensò ad un congegno che permettesse di avere una alimentazione attraverso una riserva d’aria, senza cioè l’ausilio dei polmoni. Questa realizzazione favorì la necessaria creazione di valvole per far suonare le canne e, per comandare queste ultime, ne scaturì la creazione del così detto tastame. (tasti)
Vitruvio, famoso architetto romano del I° sec. a.C. ed Erone, ingegnere di Alessandria del I° sec. d.C. diedero la prima descrizione che si conosca del cosiddetto organo idraulico di Ctesibio III° sec. a.C. (vedi fig. 17).
Come sappiamo, la tecnologia organaria andò evolvendosi durante i secoli; si adottarono i mantici per comprimere l’aria, abbandonando gradualmente il sistema idraulico. Ovviamente ci vollero secoli per vedere il mantice come lo conosciamo noi oggi; teniamo presente che l’ultima innovazione a questi apparecchi la fece l’inglese Cummins nel 1814!
L’organo che viene considerato il più antico del mondo, attualmente ancora funzionante, è quello sito nella chiesa di Notre Dame del Valère, presso Sion, nella Repubblica Elvetica la cui costruzione risale probabilmente agli anni tra il 1400 e il 1436. L’organo più antico d’Italia è quello della chiesa di S. Petronio a Bologna che è stato costruito da Lorenzo da Prato in quattro anni, tra il 1471 e il 1475.
Per quanto concerne le fabbriche organarie italiane, ho fatto qualche accenno sulle due più importanti che furono presenti nella nostra regione come: gli Antegnati e i Serassi.
Cenni di tecnologia organaria
Il terzo argomento trattato riguardava la tecnologia organaria che, da subito ho evidenziato in cosa consistesse. La parola tecnologia deriva dal Greco “tèchne-loghìa”, cioè “discorso (o ragionamento) sull’arte”, dove con arte si intendeva fino al secolo XVIII il saper fare, quello che oggi invece indichiamo con il termine di tecnica.
La tecnica è il complesso di regole nel praticare un’arte o un mestiere, quindi la tecnologia organaria è quel sapere e quell’ingegno artigiano nel praticare l’antico mestiere dell’organaro che si è evoluto nei secoli e che comprende varie arti e mestieri.
L’organaro deve infatti conoscere perfettamente i materiali: il legno, i metalli, i pellami e la loro lavorazione; inoltre deve intendersi di: meccanica, disegno tecnico, elettricità e, ultimamente, anche di elettronica. Deve infine, ovviamente, conoscere tutte le tecniche per accordare e intonare le canne d’organo in modo perfetto. Per le numerose conoscenze che un organaro deve acquisire occorre quindi molto tempo e vari anni di esperienza.
La parte tecnologica è successivamente stata completata con la descrizione dettagliata delle sei macrostrutture che compongono un organo a canne che sono:
- La cassa
- I mantici
- La consolle
- I somieri
- La trasmissione
- Le canne
Per ragioni di spazio e per non appesantire ulteriormente l’articolo non descrivo ovviamente i sei punti che ho appena citato, ma passo direttamente all’ultimo punto riguardante il libro sul primo organo elettronico italiano, che ho recentemente scritto e pubblicato e che riporta anche la storia della prestigiosa ditta “Fratelli Aletti di Monza”.
Tanti di voi si saranno sicuramente chiesto come mai io possa parlare o scrivere di questi poco noti argomenti: no, state tranquilli, vi posso assicurare che non mi sono svegliato un mattino e mi sono detto: oh che bello da oggi mi metto d’impegno a parlare di organi a canne! Vi confido che l’arte organaria mi è stata tramandata, sin da quando ero un bambino, perché mio padre è un organaro (vedi fig. 18) che ha lavorato presso la ditta “Fratelli Aletti” da quando aveva 14 anni.
Il libro sul primo organo elettronico italiano
e sulla storia della prestigiosa ditta Aletti
La ditta Aletti è stata fondata nel 1849 da Carlo Aletti; il figlio di Carlo, Attilio Aletti proseguì l’attività del padre e così fece anche Enrico Aletti, figlio di Attilio che continuò l’attività organaria sino al 1947, anno in cui la ditta Fratelli Aletti chiuse i battenti.
Mio padre rilevò alcuni macchinari e continuò in proprio l’attività della produzione di organi iniziata da Carlo Aletti nel 1849. Enrico Aletti, che ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare personalmente, brevettò nel 1939 il primo organo elettronico italiano funzionante con lampade a gas inerte.
Il prototipo di quest’organo, assieme ad altri apparecchi costruiti da Enrico Aletti, mi vennero donati proprio dallo stesso Enrico quando avevo circa 14 anni e, in parte, anche qualche anno fa dai due figli: Giovanni e Angela.
Nel libro che ho scritto, (vedi fig. 19) che mi è costato sei anni di una complessa ricerca storica e un attento restauro, viene raccontata con dovizia di particolari tutta la storia della ditta Aletti e di tutte le apparecchiature elettroniche pensate e costruite da Enrico Aletti (vedi fig. 20) per la produzione di note in modo elettronico.
Il pezzo più importante è l’organo elettronico brevettato da Enrico Aletti, poiché è unico nel vero senso della parola in quanto in Italia non ne esiste un altro.
Questi apparecchi sono stati esposti ai presenti e sono anche stati messi in funzione durante la conferenza per dimostrare che Enrico la sapeva lunga in fatto di produzione di note in un modo diverso dal tradizionale.
Il punto culminante della conferenza è stato appunto la dimostrazione che i suoi apparecchi funzionassero veramente e, tutto ciò, sotto lo stupore dei presenti, molti dei quali, sono convinto, non credevano funzionassero veramente.
La conferenza si è chiusa con un breve discorso dell’Assessore alla Cultura e anche del sottoscritto per ringraziare calorosamente tutte le persone intervenute all’incontro storico-tecnologico sull’organo della Parrocchia di S. Ambrogio di Merate.