Descrizione delle operazioni di smontaggio, pulizia, verifica, lubrificazione (ecc.) del generatore di frequenze acustiche O.H.M. mod. 1271. Il ripristino è stato fatto rispettando l’originalità dei componenti e lucidando il mobile a gommalacca e tampone.
Era un giorno come tanti altri e non avendo stranamente nulla (o quasi) da fare, mi avventurai nella mia cantina, dove convivono insieme a dell’ottimo vino barbera molte delle mie cianfrusaglie che, accantonate durante il corso degli anni tacevano silenziose sugli scaffali.
Mi sono accorto che nell’ultimo scaffale, in un angolo, giaceva dietro molte altre apparecchiature quasi dimenticate, questo generatore di frequenze acustiche della O.H.M. mod. 1271. (Vedi fig.1 e 2). Guardando lo strumento mi sono ricordato che da molto tempo richiedeva il mio aiuto, anzi a dire la verità, l’aiuto me lo richiedeva già da quando una persona a me cara lo aveva donato con a corredo lo schema elettrico e il disegno di costruzione originale.
Ricordo quando me lo donò ero ancora un ragazzo, e lo stesso donatore mi raccontò di averlo acquistato nel 1939 direttamente alla OHM in viale Padova a Milano. La pubblicizzazione dello strumento, veniva attuata con il foglietto allegato (Vedi fig. 3).
Questo anziano signore mi spiegava nel frattempo che la frequenza acustica di uscita veniva generata dalla risultante della somma di due frequenze (battimenti) e quindi il funzionamento dell’apparecchio si basava sullo stesso sistema utilizzato nelle moderne (per allora!) radio supereterodina. Ho così deciso di porre fine a questa lunga attesa mettendo in atto tutte quelle operazioni di smontaggio (Vedi fig.4 e 5), pulizia, verifica, lubrificazione ecc, che tutti noi appassionati ben conosciamo.
Fortunatamente lo strumento era completo e per ripristinare il tutto non e’ stato fatto un granché, l’operazione più significativa, riguarda i vecchi fili gommati di parte del cablaggio che col tempo si sono sbriciolati e che sono quindi stati sostituiti (Vedi fig. 6). I vari condensatori non sono stati da me sostituiti perché’ personalmente ritengo sia inutile accanirsi pretendendo il funzionamento perfetto a tutti i costi di queste apparecchiature a scapito dell’originalità. Il mobile poi, ha richiesto le cure maggiori in termini di tempo e impegno manuale, soprattutto nella tanto laboriosa lucidatura a gomma lacca e tampone.
Detto ciò, con lo schema elettrico e disegno costruttivo alla mano (Vedi fig.7 e 8) si può passare a descrivere il circuito cominciando ovviamente dalla parte alimentatrice che come ben si vede utilizza una valvola rettificatrice 80 seguita da un filtro cosiddetto a “pigreco” capacitivo induttivo per fornire l’alimentazione anodica necessaria all’apparecchio.
La bobina di filtro è una Geloso N°264 dalle dimensioni piuttosto generose, e per garantire la massima stabilità dell’anodica sui due oscillatori è stata inserita, nella parte alimentatrice, anche una valvola stabilizzatrice di tensione a scarica di gas; la gr 150 (Vedi fig.9). I due oscillatori di altra frequenza sono realizzati impiegando due triodi Fivre tipo 76, il primo (V1) è quello a frequenza variabile, tramite il comando di demoltiplica agente sui due condensatori C3/C4 e relativo selettore di gamma 1Khz-10Khz, il secondo invece (V2) mantiene costante la frequenza a 250Khz. I due segnali così generati, vengono prelevati sull’avvolgimento secondario dei due trasformatori di media frequenza (quelli marcati 1-2 / 3-4) e immessi nella valvola V3 (6L7) che prevede a mescolarli ed a inviarli, tramite il filtro passa basso (impedenza N°263 e condensatori relativi) alla valvola V4 (EL3) amplificatrice finale. Tale valvola lavora in controreazione e costituisce l’ultimo stadio che invia il segnale in uscita dove un potenziometro da 10Kohm assume la funzione di attenuatore. L’impedenza 264/1 fa in modo di non scaricare frequenza sulla parte alimentatrice e allo stesso tempo fornisce la tensione anodica alla valvola finale.
Lo schema elettrico mostra anche una lampada al neon tipo 8003; (Vedi fig.10) essa viene usata per la taratura di riferimento della scala graduata. La taratura viene fatta riferendosi alla frequenza di rete, e consiste come detto nel far lavorare i due oscillatori ad una frequenza tale che il battimento risultante sia lo stesso della frequenza di rete. Per fare questo bisogna porre il commutatore di gamma sulla posizione 1Khz e collimare l’indicatore della scala graduata sul valore della frequenza di rete p.es 50 Hz.
Dopo avere fatto queste manovre si sposterà il commutatore in posizione di taratura chiudendo il contatto che collega la lampada al neon al trasformatore di rete. Si avrà così l’accensione della lampada e agendo poi sul comando di sincronizzazione (verniero C1) fino ad ottenere lo spegnimento della predetta lampada al neon cui corrisponde un battimento dell’oscillatore V1 rispetto all’oscillatore V2 di 50 Hz. Sul modello in mio possesso vi e’ un ulteriore comando di taratura che adopera sempre lo stesso sistema ma sfrutta l’isocronismo dei due oscillatori, usando l’uscita della valvola finale a frequenza 0 anziché a 50 Hz. In questo caso, la lampada al neon viene collegata tramite il commutatore da un lato alla massa dell’apparecchio e portando questa volta l’indice della scala graduata a 0 Hz si regola , sempre con il comando di sincronizzazione , l’oscillatore V1 alla stessa frequenza di V2. In questo caso non si avrà nessun battimento (0 Hz) e la lampada al neon posta sul pannello frontale rimarrà spenta segnalando così la taratura di riferimento a 0 Hz sulla scala graduata. Nel caso non si riesca a fare la taratura della scala graduata, è previsto un compensatore (C5) che corregge leggermente gli eventuali spostamenti di frequenza di V1 tali da non consentire al comando di sincronizzazione la sufficiente variazione di frequenza necessaria per l’azzeramento. Si accede al compensatore tramite un foro praticato nel mobile sul fianco destro e ben visibile da una borchia in ottone.
Degna di segnalazione è anche la ben riuscita schermatura, sia dello chassis completamente chiuso, (Vedi fig.11) dotato persino di paratie interne, (Vedi fig.12 e 12a) come anche della cassetta in noce nazionale massiccio foderata internamente tutta in rame (Vedi fig.13).
Concludo descrivendo le principali caratteristiche fornite dalla casa costruttrice e ben segnalate sulla pubblicità dell’epoca, che sono:
CAMPO DI FREQUENZA da 10 a 20Khz in due gamme, la prima da 10hz a 1Khz, la seconda da 500hz a 20Khz.
TENSIONE DI USCITA 70 volt su 10KOhm
POTENZA MASSIMA DI USCITA 0,5 W su 10KOhm
IMPEDENZA DI USCITA 7KOhm
DISTORSIONE FORMA D’ONDA 2.5% sia senza carico che con carico (10KOhm)
VALVOLE
N°2-76 oscillatori N°1- 6L7 mescolatore N°1- EL3 amplificatrice N°1 – 80 raddrizzatrice
N°1 – GR150 stabilizzatrice.
PESO Kg 10.
L’articolo è stato pubblicata sulla rivista dell’AIRE n°5/2010 e su Antique Radio Magazine n°105, per ingrandire le pagine clicca sopra l’immagine.